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Vettor Pisani

La sua ricerca irriducibilmente eclettica può considerarsi, nel suo complesso, essenzialmente “performativa”, espressione di una vera e propria “opera in azione” basata su una matrice narrativa e sulla sintassi teatrale, che emerge dall’oscillazione continua tra realtà e affabulazione. In un gioco continuo di (auto)citazioni – sospese tra mito, storia (dell’arte), filosofia, letteratura, psicoanalisi, sessualità, religione, scienza (comprese le scienze occulte) – riutilizza e ibrida medium diversi come elementi modulabili e declinabili all’infinito, veri e propri “oggetti di scena”.
La performance per l’artista si situa tra rito e teatro, in quanto “il teatro è la forma esteriore, mondana del rito che è invece la sostanza e la conoscenza stessa che affonda profondamente nel mistero dell’Essere e dell’Assoluto” (Pisani). Il teatro diviene quindi luogo iniziatico e metafora fondatrice, architettura totale e labirintica costruita per esprimere simbologie arcane, enigmi capovolti, rebus indecifrabili, immersa in un presente storico e al contempo atemporale in grado di sintetizzare secoli di storia occidentale e di restituirci la nostra compromessa identità contemporanea.

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